Monday, May 25, 2009

>> Intervento del prof. Massimo Puliani

Dal Monopolio all’Oligopolio alla LocalTV
appunti del prof. Massimo Puliani
massimopuliani@tin.it
massimopuliani.blogspot.com

Un cambiamento epocale: i vecchi televisori a valvole vanno al macero. Vendita obbligatoria di nuovi apparecchi LCD con il digitale terrestre.
Era il 3 gennaio 1954 quando la Rai iniziò le sue trasmissioni.
Il percorso analogico fa tappa negli anni Settanta quando dal monopolio RAI si passa nel 1975 al duopolio con Mediaset. Con la Riforma sorgono le prime TV Private. LA RAI apre la struttura di produzione regionale.
Sembrava che questo nuovo corso portasse la funzione pubblica del sistema radiotelevisivo a traguardi ambiziosi sul piano della produttività regionale. Ma dopo alcuni anni, il rinnovamento avviato si inceppa e la RAI ridimensiona la struttura di produzione.
Con la Legge Mammì del 1990 si regolarizza la programmazione su scala nazionale di Canale 5 e di altri Canali di Fininvest (poi Mediaset). Nel 1995 nasce anche in Italia con Stream, in modo sperimentale, la pay-tv, la Tv a pagamento, prima via cavo, poi con il digitale terrestre e la parabola. Anche il gruppo RCS MediaGroup. si interessa di produzione televisiva con JimmyTV. Una meteora.
E’ storia recente (2003) l’avvento di SKY Italia che ha monopolizzato il mercato satellitare a pagamento in seguito all'acquisizione di Telepiù e Stream. Da gennaio 2005 sul digitale terrestre si è aperta una nuova frontiera della pay Tv: Mediaset, con Mediaset Premium, che ha iniziato ad offrire un servizio di pay per view che non necessita di abbonamento, in quanto funziona con tessera pre-pagata.

Il panorama attuale del sistema televisivo è dominato da quattro società[1] Rai Azienda a partecipazione pubblica, Telecom La7, azienda privata, Gruppo Mediaset della famiglia Berlusconi e SKY di Rupert Murdoch.

Facendo Zapping possiamo constatare che sono attive da anni numerose emittenti nazionali con ripetitori regionali:
tra queste SAT 2000 della Cei, SetteGOLD, Telelombardia, Antenna 3, Antenna 9, e TVCM, TVRS, ETV ecc.
Sotterraneamente, parallelamente, con ostinata determinazione, le LocalTV, si sono sempre ricavate uno spazio, prima da sole, tramite la TV via cavo, poi nelle maglie della legge sulla trasmissione in chiaro, e fino ai nostri giorni – con accordi di co-abitazione nell’ambito di una frequenza nazionale o autonoma a diffusione regionale.
Che cos’è il digitale terrestre?Con digitale terrestre si intende il nuovo metodo di trasmissione che verrà utilizzato per la TV tradizionale, ovvero quella che riceviamo attualmente con le normali antenne già presenti sui tetti di casa nostra. Il segnale che ora è analogico diventerà digitale offrendo una maggiore resistenza a disturbi e interferenze, per un immagine più pulita e teoricamente di qualità nettamente superiore a quella delle attuali trasmissioni analogiche. Lo standard utilizzato è il DVB che permette anche la trasmissione di immagini in 16:9, più tracce audio anche multicanale e grazie alla piattaforma MHP anche la ricezione di servizi interattivi e multimediali.

Cosa cambia o cosa deve cambiare per l’utente?Per l’utente finale non cambia nulla o quasi. Non occorre cambiare televisore o acquistare una nuova antenna e nella maggior parte dei casi non occorrerà neanche mettere mano all’impianto centralizzato. Occorre invece acquistare un ricevitore digitale da collegare al proprio televisore, un set top box del tutto simile a quello utilizzato dalle Pay TV o per la ricezione via satellite.

Ci saranno più o meno canali rispetto ad oggi?Le trasmissioni digitali avvengono secondo le specifiche DVB-T, che prevedono l’impiego dello standard di compressione video MPEG-2 (oggi -4), lo stesso già utilizzato via satellite e nei DVD Video. MPEG-2 o 4 consente di trasmettere su un singolo canale radiotelevisivo da 8 MHz (oggi occupato da una sola stazione) ad un bit rate sufficiente per permettere la diffusione più canali digitali in simultanea in qualità PAL. Teoricamente c’è dunque lo spazio per una sensibile moltiplicazione del numero di canali disponibili. Dipende solo dai fornitori di servizi. Mediaset, ad esempio, sul multiplex attivo in provincia di Varese, utilizzando una modulazione 64-QAM e un cod rate di 2/3, ha a disposizione una banda di circa 24 Mbit/s, che permette la trasmissione di 6 canali su una sola frequenza.

Come si moltiplicheranno le proposte?
I duopolisti potranno moltiplicare per 12 (da 3 a 36 canali) la loro capacità trasmissiva.
LA Rai attualmente passa un offerta di tre canali ad otto
RAI 8 CANALI TV
RAI 1
RAI 2
RAI 3
RAI 4
RAI SPORT PIU
RAI EDU
RAI STORIA
RAI GULP

più
7 per la radio

MESDIASET
attualmente 9
CANALE 5
RETE 4
ITALIA 1
ITALIA 2
BOING
MEDIASHOPPINGPREMIUMIRISTVPREMIUM GALLERY


Anche Telecom Italia Media (e La7), passa da due reti a quattro mux (quindi 12 canali)
LA7
LA7 sport



L’Esperienza in SARDEGNA

Da un’indagine tratta da Corriere Economia(24 novembre 2008) -
i canali sono passati dai 26 (10 nazionali e 16 locali) della vecchia Tv analogica a ben 59 (29 nazionali e 30 locali). Secondo le prime rilevazioni dello Studio Frasi, la nuova offerta di Tv digitale premia Rai4, il canale diretto da Carlo Freccero, che supera il 3% di audience (e La7), mentre i canali generalisti di Rai e Mediaset perdono quota. Ma non tutti i sardi hanno acquistato il decoder Dtt: anche la Tv satellitare Sky guadagna audience



Lo Switch-off
Le date definitive dello switch-off, ovvero del passaggio definitivo dal sistema analogico al digitale terrestre per tutte le Aziende che trasmettano in “chiaro”
sono già programmate anche in Italia, così come in Europa.
Il governo ha deciso di non fissare una data unica ma diversi switch-off regionali.
Si è iniziato il 1° novembre 2008 con la Sardegna; a seguire la Valle d’Aosta (1° semestre 2009); in seguito arriveranno Piemonte occidentale, Trentino Alto Adige (compresa la provincia di Belluno), Lazio e Campania (2° semestre 2009).Nel corso del 2010 sarà la volta di Piemonte orientale e Lombardia, Emilia Romagna e Veneto Friuli Venezia Giulia e Liguria.Nel 1° semestre 2011 toccherà a Marche, Abruzzo e Molise (compresa la provincia di Foggia), nel 2° semestre a Basilicata e Puglia (comprese le province di Cosenza e Crotone).Infine, nel 2012 sarà il turno nel 1° semestre di Toscana e Umbria, e nel 2° semestre di Sicilia e Calabria

Il Ministero delle Comunicazioni punta ad una copertura del territorio del 70% in circa un anno e mezzo. Ogni regione avrà un dividendo digitale: ci saranno più canali a disposizione che potranno essere affittati. Ha dichiara il sottosegretario Paolo romani:”....spero che per questo non ci sia la ressa in modo che si possano fare gli investimenti sui contenuti. Si passerà così dal Far West ad un mondo più ordinato in cui ogni grande emittente nazionale avrà un canale in isofrequenza. I contenuti saranno migliori, le spese più basse e la TV sarà molto più bella”.

Quindi Contenuti e Minor Spesa. Più Spazio.
Siamo passati dal monocanale al multicanale.

Avremo finalmente l’alta definizione?Purtroppo no. Attualmente le trasmissioni digitali avverranno in semplice SDTV (standard digital television), ovvero con una risoluzione di 720x576 pixel in formato 4:3 o 16:9 anamorfico. Non è da escludere però che in futuro le cose possano cambiare, visto che tecnicamente un canale analogico da 8 MHz, se sfruttato in digitale può permettere anche la trasmissione di 1 canale in HDTV.

Ci saranno canali a pagamento?Nella prima fase i canali disponibili saranno quelli gratuiti (free to air). Occorrerà naturalmente continuare a pagare il canone RAI esattamente come oggi. Non è da escludere che con la crescente diffusione del servizio, la nuova piattaforma diventerà appetibile anche per le Tv a pagamento. Per ricevere questi canali occorrerà possedere un ricevitore oltre che di un decoder (che come dicevamo è obbligatoriamente all’interno dell’apparecchioTV) di slot Common Interface per l’installazione dei moduli di accesso condizionato necessari per gestire i formati di crittografia che verranno utilizzati dalle Pay TV.


LE PROSPETTIVE
Una trasformazione importante rappresenta quindi il passaggio da analogico a digitale per la televisione. Lo spazio disponibile si amplia: invece di cinquanta televisioni potremo vederne quattrocento!
In pratica le cose saranno un po' diverse da oggi. I segnali si moltiplicheranno ci saranno le multifunzioni, più lingue o servizi come un televideo evoluto o qualche forma di interattività. Il passo al KIT MONOBLOCCO (TV-INTERNET-MULTIMEDIALITA’) è ormai breve.
E le nuove straordinarie potenzialità che vengono dalla tecnologia potranno sempre più favorire sviluppo e ricerca nella scrittura video-artistica?

Ci sarà più democrazia o –come sostiene intelligentemente Ilvo Diamanti – MEDIOCRAZIA?

Da queste iniziali domande nasce l’importanza di moltiplicare le occasioni di riflessione, analisi e studio sul linguaggio espressivo della multimedialità, delle nuove tecnologie.
Con un approccio che non può disgiungere il pensiero con la pratica di fare televisione.

Un fondamentale contributo è venuto da quegli artisti che si sono spesi per la sperimentazione di nuovi media, seppur nel solco della tradizione video-televisiva

Ma ancora di più si è accesa la nostra curiosità nei confronti della scrittura video grazie a quei ricercatori di nuovi scenari dell’arte digitale che ci hanno consegnato l’indefinibilità del codice, l’infinitezza della scrittura nello spazio-video.

Come si porranno, come si stanno attrezzando, o quali accordi aziendali o strategie in Network, stanno meditando le LocalTV?
[1] Si legge sul Corriere della Sera che Rai e Mediaset (con il 48% ciascuna) avrebbero creato, insieme a La/ con il restante 4%, la società Tivu srl che si occuperà di “promuovere il digitale terrestre” e di replicare l’offerta digitale in chiaro via satellite.